Il 28 ottobre 2018, in onore dell'anniversario della marcia su Roma organizzata dal partito fascista nel 1922, in Veneto, a Predappio per la precisione, si sono riunite circa tremila persone in una manifestazione pro-fascista. "Che cosa ne sai tu del ventennio fascista?" questa è la domanda posta ad un giovane di non più di vent'anni, il quale risponde: "di sicuro i libri di scuola non li leggo perché raccontano solo cavolate". Selene Ticchi, militante di Forza Nuova candidata a sindaco di Budrio, indossa una maglia con la scritta "Aushwitzland", richiamando i caratteri e il simbolo della Disney, definendolo un semplice "humor nero". Arrivati alla Cripta Mussolini, viene intervistata la nipote del duce, Edda Negri Mussolini, la quale sostiene: "qui ci sono tutte persone normali", "oggi non c'è nessuna ideologia, solo persone che vengono a rendere omaggio alla mia famiglia". Quindi tra saluti fascisti, e maglie con scritte "onore al duce", tra frasi come "mi sento rappresentato da Salvini, è uno con le idee abbastanza chiare" e "mi sento fascista e sono fiero di esserlo", e addirittura tra bambini vestiti da balilla e tra nostalgici del Ventennio, si è svolto questo corteo. Viviamo in uno stato democratico nel quale vige la libertà di pensiero, ragione per cui ognuno ha il diritto di appoggiare determinate ideologie; c'è da dire però che esistono due leggi, la Scelba del 1952 e la Mancino del 1975, di cui la prima, in sostanza, vieta la riorganizzazione di un partito che fondi le sue basi sulle ideologie fasciste, e prevede una pena anche per qualsiasi tipo di manifestazione fascista; la seconda invece, punisce chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale. Dunque, la domanda che mi e vi pongo è la seguente: alla luce di queste leggi, per quale motivo i partecipanti di tale corteo non hanno subito alcuna sanzione? É perché se n'è parlato così poco? Mi spaventa tutto questo, ed ancor più la cecità degli italiani, inconsapevoli del fatto che il governo da loro eletto è il più vicino a quello che ha guidato l'Italia dal 1922 al 1943. Forse è perché di quelle persone, come quel giovane ventenne, che pensano che la storia sia un noioso raccontino di favole, ce ne sono fin troppe. Sono la cultura e lo studio che ci rendono davvero liberi e capaci di sviluppare menti ben pensanti. E se alcuni ancora credono che dalla storia passata non si possa imparare nulla, lasciate che vi racconti ciò che visto. Quest’anno sono stata ad Auschwitz. Appena si entra, passato il filo spinato, sembra di essere in una cittadina perfettamente ordinata, organizzata ed armoniosa. Ma entrando in alcune di quelle palazzine, perfettamente integre ed identiche tra loro, si comprende che di armonioso in realtà non c’era proprio un bel nulla. Vetrate con tonnellate di capelli ammassati, scarpe, occhiali, valigie, protesi e soprattutto scatole. Scatole come quelle moderne del tonno, per intenderci. Ma quelle migliaia e migliaia di scatole non contenevano affatto tonno, bensì veleno. Quel veleno che veniva iniettato nelle famose docce a gas di cui tanto si parla. Un’altra palazzina mostrava quelli che si potrebbero chiamare letti ma che altro non erano se non sacche buttate a terra. In un’altra ancora vi erano dei forni. Alcuni erano solo ricostruzioni, altri originali: vi era una specie di lungo e stretto corridoio rialzato dove venivano posizionati i corpi, questo scorreva fino ad arrivare ad un’apertura dalla quale passavano e cadevano in quello che era il vero e proprio forno. Finito il tour di Auschwitz, ci hanno portati a Birkenau, a pochi minuti dal primo ma molto diverso. Questo non era affatto ben organizzato ed ordinato; si trovava tra i boschi e vi erano delle specie di caserme in legno con all’interno sistemi di riscaldamento non funzionanti, messi lì solo per salvare le apparenze, e delle cucine, via via più grandi in proporzione all’aumentare del numero di deportati; anche queste, naturalmente, non erano in funzione. Letti a castello per i quali si combatteva e si dormiva anche in sette pur di non occupare i letti in basso, nei quali si era vittime della dissenteria e del vomito di coloro che dormivano sopra. Ci hanno poi fatto addentrare dove prima c'era un bosco, e ci hanno fatto vedere altre caserme in legno. Queste però erano totalmente bruciate e si intravedevano al loro interno i forni crematori. I tedeschi, sapendo dell’arrivo dei russi, avevano bruciato tutto ciò che faceva si che quelli non potessero essere definiti campi di concentramento ma di sterminio. Perché è questa la verità: noi li chiamiamo “di concentramento” come facevano i nazisti, ma, parliamoci chiaro, i campi di concentramento non hanno macchinari per uccidere: quelli del Terzo Reich si chiamano campi di sterminio. Di tutto ciò, il governo del "grande" Benito Mussolini era consapevole e complice, e coloro che ancora oggi lo lodano ed esaltano dovrebbero ricordarselo ogni giorno.
Giulia Cioffi 4E
Fotografia di Giulia Cioffi, 4E
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