In Germania, successivamente alla proposta di legge approvata dalla coalizione di maggioranza nel Bundestag, il fenomeno della prostituzione è divenuto un lavoro legale, a tutti gli effetti. È in vigore, infatti, il cosiddetto “modello regolamentarista”, un sistema teso alla legalizzazione e alla regolamentazione della prostituzione. Questo, prevede la presenza di regolari contratti di lavoro, l'imposizione di tasse e restrizioni nell'esercizio di tale attività e la prescrizione di controlli sanitari obbligatori, in modo da prevenire e contenere le eventuali malattie veneree, per questo motivo, inoltre, è obbligatorio l’uso del preservativo sia durante rapporti completi che durante rapporti orali.
La prostituzione è dunque considerata un'attività del tutto lecita e liberamente esercitabile come una qualsiasi attività commerciale.
Tuttavia, questo sistema non è sempre rispettato. Ciò di cui non si parla è il fenomeno della prostituzione maschile. I cosiddetti “hustlers”, slang americano, in Germania svolgono indisturbati, la maggior parte delle volte, le loro attività nel “Großer Tiergarten”, uno dei parchi più popolari di Berlino.
Il parco tedesco è esattamente come la divinità latina Giano, presenta due facce, due realtà completamente diverse all’apparenza, ma complementari, intrinseche nella realtà.
La mattina, è il parco cittadino più grande e popolare di Berlino, amato e frequentato sia dai berlinesi che dai turisti, luogo ideale per passeggiare in tranquillità o magari per organizzare un picnic con gli amici. La notte, invece, si trasforma in uno dei più grandi “locali” a luci rosse en plein air di tutta la Germania.
Particolarmente rappresentativa di questa duplice realtà, è “Black Birds”, la foto di Heba Khamis, visual researcher e fotografa egiziana. L’elaborato, nominato al world press photo nella sezione “Portaits”, ha subito suscitato scalpore e meraviglia, non solo per la bravura della giovane, riuscita a immortalare in un sola immagine il disagio, la precarietà e la disperazione di tutti i giovani “hustlers” berlinesi, ma anche la vera e cruda verità.
La fotografa, dopo mesi di ricerca e di dialoghi con i diretti interessati, ha asserito che i motivi per i quali questi ragazzi sono obbligati, in un certo qual a senso, a prostituirsi sono molteplici. La maggior parte di loro proviene dell’Iran, dall’Afghanistan o da qualsiasi altra zona distrutta dalla guerra e dalla povertà. Appena arrivati sul suolo tedesco in veste di immigrati, esausti e spaventati, non sono autorizzati a intraprendere alcun tipo di attività lavorativa legale e/o a frequentare scuole di integrazione fino a quando il sistema giudiziario non processerà la loro richiesta di asilo e rilascerà loro i documenti che gli permetteranno di avere pieni diritti nel territorio tedesco.
I giovani profughi a causa della impossibilità di lavorare, talvolta anche per soddisfare la loro dipendenza da eroina, vedono nella prostituzione la loro unica speranza.
I più delle volte i clienti sono uomini attempati alla ricerca di trasgressione. Nella migliore delle ipotesi, i ragazzi riescono a farsi pagare 20/30£ all’ora, sono disperati, spinti dal bisogno di denaro. “They’re ashamed and they’re stuck and they don’t know how to get out” (Si vergognano e sono bloccati e non sanno come uscirne), afferma la fotografa che desidera solo rassicurarli, dicendo loro che si fida, che sono bravi ragazzi (I trust you, you are good guys).
Non sempre tutto ciò che appare è come sembra.
Giulia Cavallaro IVD
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Liz (sabato, 28 marzo 2020 20:29)
Figo!