"Ciao ragazzi, oggi vi insegnerò come allungare le vostre ciglia. Per prima cosa mettete le ciglia nel piegaciglia, poi posatelo e usate il vostro telefono, proprio quello che state usando ora, e cercate su internet cosa sta succedendo in Cina nei campi di concentramento per i musulmani."
Con queste parole, diffuse tramite un video diventato virale su diversi social, la diciassettenne statunitense Feroza Aziz ha denunciato ciò che sta accadendo in Cina, precisamente nella regione autonoma uigura dello Xinjiang. Infatti, grazie al materiale diffuso da diversi enti radiotelevisivi, come la BBC (società radiotelevisiva britannica di rilievo internazionale) e Bitter Winter (quotidiano che si occupa di informare riguardo la libertà religiosa e i diritti umani in Cina), è stata resa nota la condizione dei musulmani nei campi di "rieducazione", dove le autorità cinesi dello Xinjiang hanno rinchiuso circa tre milioni di uiguri (comunità musulmana che compone la maggioranza della popolazione nello Xinjiang). Questi sono quotidianamente sottoposti a torture, lavoro forzato, controlli rigidissimi ad ogni ora del giorno, stupri e obbligati a mangiare carne di maiale e a bere alcolici. Tutto ciò affinché rinneghino la propria religione e si convertano ad un’altra; la pena per chi non obbedisce è la morte.
Inoltre, a partire dal 2017, c'è stato un notevole incremento dei bambini uiguri presso gli orfanotrofi dello Xinjiang. Tale avvenimento è riconducibile alla reclusione degli uiguri nei campi di rieducazione, che ha portato i genitori a doversi separare dai propri figli, la cui unica colpa è quella di essere musulmani.
In verità, questa situazione va avanti da diversi anni in quanto, il governo cinese, in seguito agli avvenimenti dell’11 settembre 2001, alle rivolte e agli attentati terroristici islamici del 2009, dove circa 200 cinesi persero la vita, avrebbe adottato (presumibilmente tra il 2016 e il 2017) come soluzione al terrorismo islamico l'istituzione dei suddetti campi di "rieducazione". Di questi il governo cinese, inizialmente, ha negato l’esistenza e, in un secondo momento, ha ribadito, tramite l'ambasciatore cinese di Londra Liu Xiaoming, essere centri di formazione e addestramento volontario e professionale, nel tentativo di smentire le notizie diffuse dai media.
Queste, assieme alle immagini e alle testimonianze trapelate dalla regione autonoma dello Xinjiang, dimostrano però il contrario. Dipingono una realtà dominata dall’oppressione, dove non esiste alcun tipo di privacy e dove, nel caso specifico degli uiguri musulmani, è in atto una vera e propria persecuzione religiosa, estremizzata dalla “Normativa per la deradicalizzazione della regione autonoma dello Xinjiang” del 29 marzo 2017 nella quale è stato stabilito il divieto di portare la barba lunga e, nel caso qualcuno dovesse rifiutare di radersi, sarebbe costretto ad essere rinchiuso in un campo di rieducazione. Allo stesso modo chi viene sorpreso a pregare regolarmente, a navigare su siti web stranieri, a chiamare o ad inviare messaggi a parenti all’estero, può diventare un potenziale prigioniero.
Le testimonianze dei rilasciati sono agghiaccianti e raccontano una realtà difficile da immaginare, ma le parole della giovane Feroza Aziz non saranno di certo vane: il suo filmato ha raggiunto milioni di utenti e ha contribuito a diffondere la consapevolezza dell’accaduto, dando risonanza alla notizia, nella speranza che le Nazioni Unite, che hanno fallito in precedenza, riescano ad agire per salvare milioni di persone.
Giovannella Somma IV D.
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