"La fotografia come arma di propaganda, ieri come oggi" di Ludovica Campanile, IV D

Il forte desiderio della popolazione di avere leader politici carismatici costituisce sempre terreno fertile per l’uso della propaganda. Durante il periodo fortemente instabile della Repubblica di Weimar, i Nazisti sfruttarono questo desiderio per consolidare il proprio potere e rafforzare l’unità nazionale; raggiunsero questo obiettivo attraverso la campagna elettorale con la quale crearono l’immagine del capo del Partito Nazista, Adolf Hitler. Il materiale prodotto per queste campagne tra gli anni ’20 e ’30, insieme a materiali visivi dal forte impatto e alle apparizioni pubbliche attentamente orchestrate, collaborarono a creare il “culto del capo” intorno ad Adolf Hitler.

Tecniche moderne di propaganda aiutarono a far diventare Hitler da piccolo estremista poco conosciuto a candidato principale alle elezioni presidenziali tedesche. I pubblici annunci rinforzarono la sua immagine come colui il quale avrebbe riscattato una Germania umiliata dai termini del Trattato di Versailles (con il quale si era conclusa la Prima Guerra Mondiale).

Hugo Jaeger è stato il fotografo ufficiale di Hitler dal 1936 al 1945. Jeager ha seguito il dittatore tedesco in ogni occasione pubblica e privata, scattando foto bellissime, a colori e terribili per il loro significato storico. Finito il conflitto, Jeager  nascose le sue foto sottoterra, per paura di rappresaglie da parte degli Alleati.

Soffermandoci ora sulle fotografie, possiamo affermare che sono un documento straordinario, lo spaccato di un’epoca assurda e terribilmente straniante. Le immagini si susseguono vorticose: dai raduni nazisti ai mezzi piani di Hitler durante i comizi, per poi passare ai momenti di svago dei soldati fino ad arrivare alle foto delle popolazioni bombardate.

 

Tuttora la propaganda, specialmente quella politica, è molto utilizzata per indirizzare il consenso pubblico a proprio piacere, specialmente quello delle classi sociali meno acculturate e più facilmente manovrabili.

 

Ludovica Campanile, IV D

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