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"IL RICHIAMO DEL BOSCO" di Francesca Parascandolo III C

In una notte d’autunno nella campagna inglese il vento sibilava e ululava impetuoso, facendo vibrare le fronde degli alberi, che disegnavano strane ombre danzanti. L’intensità del temporale andava aumentando quando, all’improvviso, una finestra si aprì per il forte vento, le tende iniziarono a ondeggiare e un lampo rivelò un'ombra con un piccone nella mano sinistra e la scheletrica mano destra che fuoriusciva dal mantello nero come le tenebre, il volto coperto da un cappuccio. Hannah aveva paura ma, guidata dal suo istinto, prese una lanterna e un ombrello e uscì per controllare. Giunta all’ingresso non vide nessuno, così provò ad avvicinarsi con cautela alla finestra, ma non vi era anima viva. Decise dunque di rientrare in casa e iniziò a domandarsi chi mai potesse aggirarsi da solo in prossimità del bosco con quel temporale e perché proprio vicino casa sua. Hannah rivide quella figura poco prima che tutte le finestre si aprissero violentemente e un istante dopo sentì una voce che la chiamava. Sempre più impaurita si recò in cucina, lontano dalle finestre, quando all'improvviso le luci si spensero e si ritrovò da sola al buio. Era da tanti anni che Hannah viveva in quella casa: vi si era trasferita col marito dopo il matrimonio e vi ci erano cresciuti i propri figli; nonostante fosse da sola e malgrado la paura crescente, si fece coraggio e tornò nel salone. I suoi passi, però, divennero sempre più pesanti, i tuoni continuavano incessanti, il vento sibilava senza sosta fino a quando risuonò la mezzanotte. Dopo poco tempo tutte le luci si riaccesero, ma Hannah non si sentiva a suo agio in quel silenzio assordante e, soprattutto, non si sentiva sola. Avvertiva una presenza nella stanza in prossimità della poltrona sulla quale era solito sedersi il suo amato Richard. All'improvviso risentì quella voce: la chiamava più intensamente, invitandola a inoltrarsi nel bosco. Prese un ombrello ed uscì nuovamente. Dopo aver percorso qualche metro notò una luce proveniente dal bosco. Si incamminò lentamente, dirigendosi verso di essa e, giunta in quel luogo, vide quella figura ad attenderla, girata di spalle.

 

Hannah non osò pronunciare una sola parola quando, ad un tratto, la figura le fece segno di avvicinarsi. Hannah indietreggiò ma, al contrario, se avesse saputo che quella sarebbe stata la sua ultima notte in quel bosco, sarebbe corsa verso casa. Tuttavia, arrivata a questo punto, non poteva più tirarsi indietro. Allora disse: “Chi sei? Cosa vuoi da me?”.

 

Sempre volgendole le spalle, la figura misteriosa le rispose: “Dammi la mano e lo scoprirai. Devo mostrarti una cosa.” Mentre Hannah rifletteva sul da farsi, l’essere misterioso le disse: “Vuoi davvero tornare a casa con questo tempo?”. Queste parole turbarono e allo stesso tempo incuriosirono Hannah che, nonostante la tensione e la paura crescente, accettò. L’essere incappucciato allungò la mano, quella destra, quella scheletrica, e Hannah gli porse la sua. In un attimo, si ritrovarono davanti alla casa del primogenito di Hannah. Riusciva a scorgerlo dalla finestra: stava beatamente dormendo vicino a sua moglie e, accanto a loro, vi era la culla nella quale riposava la loro amata bambina. Alla vista di quel toccante ritratto familiare, Hannah si commosse ma, impaziente di sapere chi l’avesse portata lì e per quale motivo, continuava a porgli domande. La figura a quel punto, mostrando apertamente la sua frustrazione, le disse che non avevano molto tempo a disposizione e che, a breve, avrebbe capito tutto. Concluse dicendo: “Ti basti sapere che devo tornare da dove sono venuto, e tu verrai con me!”. Hannah rifiutò immediatamente però, rimuginando a lungo sulle sue parole, si rese conto che quella voce, quel tono sarcastico da lui usato mentre camminavano nel bosco, le ricordavano qualcuno; dopo aver elaborato questi pensieri, d’un tratto Hannah divenne pallida, e, con voce tremante, disse: “Richard?”.

 

Questi le rispose con tono affettuoso: “Oh cara, stai tranquilla, ti spiegherò tutto, ma prima di ascoltarmi guardali ancora, guardali bene, e seguimi: andremo anche da nostra figlia”.

 

Fu così che giunsero anche davanti alla casa della figlia e della sua famiglia. Impaziente di sapere la verità, Hannah gli chiese: “Perché tutto questo?” Richard allora le rispose che il sonno è il momento più beato della vita umana, nel quale i nostri pensieri, i nostri sogni, le nostre speranze, prendono vita. Ma Hannah continuava a non capire: voleva sapere com’era possibile che lui fosse lì con lei, a dieci anni dalla sua morte, e gli prese la mano come era solita fare un tempo. Richard allora le rispose che quell’essere che aveva visto nel bosco era la Morte, giunta ormai a farle visita, e che si era sostituito ad essa per poter rivedere anche lui i propri figli e la loro famiglia, per poi portare Hannah via da loro senza soffrire e, soprattutto, al fianco di una persona cara. Dopo aver salutato per l’ultima volta anche la figlia, si incamminarono, mano nella mano, verso una meta ad Hannah sconosciuta. Non le importava dove sarebbe andata, ma con chi ci stava andando.

Francesca Parascandolo, IIIC.

 

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