· 

"Viaggio nell'esperienza scolastica" di Monica Autore, IV E.

In questi quattro anni mi sono sentita sempre in viaggio, come un pellegrino con lo zaino in spalla, tanti passi nelle scarpe, una meta non troppo precisa all'orizzonte e la bellezza nel cuore dovuta non tanto alla consapevolezza dell'avvicinamento alla vetta quanto ai meravigliosi paesaggi durante il percorso.

 

Dicono che la stanchezza si avverta proprio quando si è più vicini alla vetta. Io l'ho sentita quando dietro di me potevo ancora scorgere nella nebbia i contorni di casa mia. Non capivo dove stavo andando o perché ero sulla strada più in salita, non sopportavo quello zaino così pesante e il fatto che per reggerlo dovevo inarcare la schiena e piegare la testa, così che riuscivo a vedere solo i miei piedi avanzare con passi storti.

 

Non ero sola. Davanti a me, distanti, c'erano ragazzi e ragazze proprio come me, solo più forti, con la testa alta e la schiena diritta. Parlavano di bellezza e immensi cieli blu ricolmi di stelle, di montagne giovani e uomini barbuti che discutevano in gruppo. Ed io provavo ad alzare la testa, le spalle, ma lo zaino era troppo pesante e più volte son caduta. Più volte mi sono fermata ad un bivio, guardando giovani felici con zaini più leggeri ballare in gruppo e fermarsi a raccogliere i fiori. Ma io continuavo a salire e non perché, come tutti dicevano, con uno zaino così piccolo non possono andar lontano, io andavo avanti perché il mio corpo si stava abituando, stava un po' più diritto e davanti a me riuscivo a vedere un fazzoletto di cielo. E ci è voluto un po' più di tempo, ma alla fine la testa l'ho alzata anch'io, nonostante il peso gravasse ancora su ogni vertebra del mio corpo.

 

Ho visto con i miei occhi quei mondi incontaminati. Ho visto delle alte colonne colorate, statue di dei omaggiate con danze e odi, guerrieri tornare a casa trionfanti, assemblee ed imperatori. Ho visto venir giù tutto con grande dolore, calare il buio e creare nuovi costumi, nuovi palazzi, rimpiazzare quelle colonne con croci altissime, trasformare i templi in chiese affrescate, arare i campi con i buoi aggiogati.

 

Ho visto uomini ferirsi e feriti, uomini che amavano donne impossibili, uomini amare solo dio, uomini provare gli stessi sentimenti che una volta ho provato anch'io. Ho sentito le loro voci, le loro storie, i loro pensieri, letto le parole che hanno scritto, visto come queste riflettessero il mondo che ai piedi di quella collina che stavo scalando continuava a cambiare. Da Alessandro sugli elefanti a Napoleone sul suo cavallo bianco, dalle colonne ioniche alla cappella sistina, dal primo sonetto al don Chisciotte, io ho visto tutto. 

 

Come nascono le piante, di cosa sono fatte le stelle, com'è fatta la pelle che indosso. Immersa fra tutto questo ho dimenticato le altre persone che raccolgono i fiori, i bivi, lo zaino, anche la meta. Non ho guardato più la vetta da quando sono riuscita ad alzare la testa. E adesso che la sento così vicina, che dietro di me ho lasciato così tante impronte su questa strada, che sono invecchiata, non so ancora cosa ci sia al traguardo, forse un'altra salita. La verità è che ho scoperto che per il momento non mi interessa. Mi piace di più guardare oltre questa strada, sbirciare a fatica, in punte sul mio alto zaino, il mondo da questa altezza. 

Monica Autore, IV E

Fotografia: André Josselin.

 

Scrivi commento

Commenti: 0