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"L'incompetenza che ci isola in Europa" di Riccardo Fidato, 5C

Il 7 gennaio 2019 compare un nuovo post sul “Blog delle Stelle”, a firma del Vicepremier Luigi Di Maio, il quale si fa portavoce di un entusiastico messaggio di appoggio ai gilets jaunes. I pentastellati, come si può facilmente dedurre, cercano un alleato in vista delle elezioni europee di maggio. La campagna elettorale, infatti, è già iniziata, o meglio, non è mai finita. Passeranno solo tre giorni dal messaggio “amoroso” di Di Maio, però, che Éric Drouet, ispiratore e iniziatore del movimento di protesta francese, replicherà in modo lapidario e conciso: “signor Luigi di Maio, i gilets jaunes hanno cominciato come movimento apolitico fin dall’inizio, [...] rifiuteremo qualunque aiuto politico, poco importa da dove provenga!”. Il risultato di questa avventata uscita del Vicepremier non è soltanto un nulla di fatto, ma anche l’aver suscitato reazioni di ostilità in una larga parte di un Paese amico, partner e alleato come la Francia.

Tuttavia, la storia non finisce qui. L’episodio successivo è datato 21 gennaio. Di Maio, questa volta coprotagonista insieme a Di Battista, accusa la Francia di esercitare un’influenza indebita sulle sue ex-colonie in Africa, tramite il franco CFA, diffuso in 14 stati del continente e considerato “retaggio del colonialismo” e strumento di sfruttamento economico, invocando quindi sanzioni internazionali. La pesante accusa non passa inosservata: immediatamente, la Francia convoca l’ambasciatrice italiana a Parigi per chiarimenti, mentre Moscovici bolla le dichiarazioni come “provocazioni irresponsabili”. 

Ora, la questione in sé e la polemica internazionale che ne è seguita necessitano di spazio e approfondimento maggiori. Inoltre, sia chiaro, la mia non è un’apologia della Francia. Quello che invece si vorrebbe qui sottolineare sono la totale sprovvedutezza e inadeguatezza che traspaiono da queste dichiarazioni. Di Maio non è più soltanto capo politico del suo partito, ma anche Ministro della Repubblica Italiana, nonché Vicepresidente del Consiglio. Egli, come altri suoi colleghi che rappresentano il nostro Paese, dovrebbe calibrare meglio alcune dichiarazioni. Il continuo “sparare a mille” dei nostri governanti su questioni che meriterebbero più cautela e competenza non fa di certo bene all’Italia, soprattutto in periodi di grande fragilità economica. Ciò che invece continuamente si evince dall’azione politica del “governo del cambiamento” è la mancanza di idee a lungo termine. Non c’è mai stata e non c’è ancora una visione strategica, sia in politica economica (ma questo, ancora, richiederebbe un capitolo a parte) che, soprattutto, in politica estera. Mentre la crescita rallenta, a livello internazionale l’Italia è ormai isolata e rischia di rimanere ancor più esclusa dal gioco europeo. È notizia recente, ad esempio, la decisone della Germania di abbandonare la missione Ue “Sophia” nel Mediterraneo, nata per contrastare l’immigrazione illegale. La motivazione sembra essere “la dura attitudine populista del governo italiano”.

Assistiamo inermi all’inesorabile perdita di credibilità internazionale del Paese, oggetto quasi di scherno. Nella nostra politica sembrano ormai dominare improvvisazione e dilettantismo, manifestati con azioni e, soprattutto, parole avventate e pericolose. Perché alla fine sono sempre e solo parole: cambiamenti e provvedimenti annunciati come rivoluzionari e poi il giorno dopo ritrattati e subito revocati. Ma, d’altronde, è questo il risultato dell’incapacità di calcolare le conseguenze delle iniziative del governo. Le elezioni europee di maggio sono vicine e i Cinque Stelle necessitano di voti, considerando anche l’esponenziale crescita della Lega, almeno stando ai sondaggi. Il Movimento non ha ideologia né strategia, porta avanti valori trasversali e “acchiappavoti”, come la tanto conclamata (giustamente, sia chiaro) “onestà”. Di conseguenza quale miglior strategia della consolidata, populistica identificazione di un “nemico” (non più il PD, ma le “corrotte e oligarchiche élites europee”) contro il quale scatenare i propri “fans”?

Sarebbe invece necessario adottare una politica più intelligente e lungimirante, caratterizzata da una visione a lungo termine, un progetto serio di legami internazionali e riforme strutturali. Ben venga proporre un dialogo all’interno dell’Unione Europea, ma che sia un dialogo costruttivo e intelligente, piuttosto che distruttivo e avventato.

 

Riccardo Fidato  V C, 22 Gennaio 2019

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