Nella storia del Motorsport più seguito al mondo, vi sono state numerose tragedie che hanno spazzato via la vita di piloti, ma nessuna ha mai lasciato il segno come quella del pilota di San Paolo, Brasile. La carriera di Ayrton Senna da Silva è pressoché leggendaria: 161 apparizioni in Formula 1, 96 arrivi a punti e 41 vittorie, il tutto coronato da 3 campionati del mondo (1988-1990-1991). Soprannominato “Magic” è definito da molti il pilota più bravo nella storia della Formula 1, per la sua capacità di portare al massimo le prestazioni della sua vettura e l’incredibile precisione e minuziosità con cui affrontava ogni curva, e il tutto era possibile solo grazie al suo feeling unico con le auto da corsa.
Per rendere bene quanto questo feeling pilota-macchina fosse su un livello difficilmente immaginabile, si può guardare un avvenimento del Gran Premio di Dallas del 1984: Senna alla prima stagione in Formula 1, è in 4ª posizione su una vettura alquanto modesta (Scuderia Toleman), e dopo una ripresa della corsa dovuta ad una precedente interruzione per incidente, Ayrton collide con il muro di una curva che per tutto il weekend ha causato numerosi ritiri. Una volta rientrato ai box, Senna incredulo continua a ripetere “Si è spostato il muro, io la curva l’ho sempre fatta così, non ho sbagliato nulla”.
I meccanici e lo staff
ovviamente non gli credono, però a fine sessione di gara si convincono ad andare a controllare quel muro e il risultato è sconcertante: dopo un incidente la gru, nel rimettere a posto il blocco
di cemento, lo aveva spostato di 4mm.
Quella volta Senna, da pilota esordiente, si è accorto di uno spostamento impercettibile, dimostrando con che precisione affrontasse le curve.
La carriera del pilota brasiliano però ebbe anche momenti di enormi controversie: nel 1991, al Gran Premio di Suzuka, in Giappone, Senna conquistò la pole position, seguito dal rivale di sempre Alain Prost. Al 1º giro la McLaren di Ayrton impattò con la Ferrari del francese, costringendo al ritiro entrambi i piloti, e permettendo così a Senna di laurearsi campione del mondo per la 3ª volta. In seguito egli ammetterà che l’impatto fu tutt’altro che fortuito, addirittura lo aveva premeditato subito dopo le qualifiche, in seguito ad una decisione del presidente FIA che secondo il pilota avrebbe favorito Prost di proposito.
Nonostante questo avvenimento, Senna rimase rispettato e amato da tutti i piloti e da tutti gli appassionati della Formula 1.
Il terzo appuntamento della stagione del 1994, svoltosi ad Imola (San Marino) tra il 29 Aprile e il 1 Maggio, resterà nella storia come il weekend più tragico nella storia di questo sport. Già dalle prove libere del venerdì si verificò un primo tremendo incidente: il veicolo del pilota Rubens Barrichello in seguito al cedimento della sospensione della ruota posteriore sinistra, alla Variante Bassa decollò dopo l’impatto col cordolo, e impattò contro la recinzione sopra le gomme di bordopista. Fortunatamente le conseguenze furono meno gravi del previsto: tre fratture e una leggera amnesia.
La prima tragedia purtroppo si ebbe nelle qualifiche del sabato: il pilota austriaco Roland Ratzenberger morì per uno schianto alla curva Villeneuve, con una velocità di 306 km/h. A poco servirono i tentativi di rianimazione dei medici.
Questi due spaventosi incidenti crearono una forte tensione tra tutti i piloti, ma il più turbato era Ayrton Senna. Aveva manifestato più volte l’intenzione di non correre, ma la politica della FIA seguì il filone del “the show must go on”, e quindi con quel clima tremendo si decise di correre comunque la gara la domenica. Senna andò più volte nei punti dei 2 incidenti, era come se sapesse che stava per succedere qualcosa, ma nessuno pensava che potesse succedere a lui, era quasi preoccupato per gli altri.
Poco prima dell’inizio della gara il pilota di San Paolo chiese ai meccanici di cambiare la posizione del piantone dello sterzo, ma questo fu fissato male, e non resistette alle sollecitazioni della gara. Durante il 7º giro del Gran Premio, alla curva del Tamburello, il piantone dello sterzo della Williams di Senna cedette, e lui perse il controllo della vettura a 310 km/h. Riuscì a frenare portando la velocità a 211 km/h, ma la sospensione della ruota anteriore destra saltò, e distrusse la visiera del casco, ferendo irrimediabilmente il pilota. L’elicottero dei soccorsi atterrò direttamente in pista, e trasportarono immediatamente Ayrton all’ospedale di Bologna, ma le lesioni furono troppo gravi, e alle 18:40 del 1º Maggio 1994, ci lasciò il più grande pilota di tutti i tempi.
Qui entra in gioco la passione del Brasile: in questo meraviglioso paese le vicende sportive sono vissute in un modo viscerale, una vittoria è motivo di festa per giorni, una sconfitta una tragedia che resta impressa nella mente collettiva per anni (Maracanaço, il quale meriterebbe un episodio a parte). È quasi una vera e propria religione. Ed è evidente con questo tristissimo avvenimento: tre giorni di lutto nazionale, 5 milioni di persone (la città ha circa 10 milioni di abitanti) in strada il giorno del funerale per dare l’ultimo saluto ad una figura leggendaria, che ha segnato per sempre la Formula 1 e tutti i suoi appassionati.
Anche i tifosi della sua squadra del cuore, il Corinthians, la sera stessa dell’incidente, anziché srotolare il solito striscione con il logo della squadra, esposero il volto di “Magic” Ayrton Senna da Silva, molto di più di un semplice pilota.
Obrigado, Ayrton!
“Niente mi può separare dall’amore di Dio”, incisione sulla tomba di Senna, cimitero di Morumbi, San Paolo.
Luca Minopoli, 5C
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